giovedì, ottobre 20, 2005

MR. ZEBRA




Il signor Zebra non amava attendere. Doveva esserci un buon motivo.

Il coro delle donne sostava giù nel cortile. Si sventolavano annoiate e con le poche energie rimaste uccidevano zanzare.

Nel tempo che di solito il signor Zebra impiegava a bombardare santuari, ora, in tempo di pace, perlopiù giocava a calcolarsi le dita, gareggiando con la propria ombra. Perdeva spesso.

- Mi ha chiamato, signore?

Sul retro del palazzo i due figli del cuoco sopportavano il caldo a fatica e si inseguivano stanchi.

I mazzi di stelle nel cielo continuavano a profumare.

Il signor Zebra scagliò la testa del ragioniere contro lo specchio e raccolse una scheggia in tutta calma. Il ragioniere rimase immobile nell’angolo della stanza.

La moglie del ragioniere, nella camera da letto, aspettava annoiata.

Una delle donne del coro attraversò il cortile e raccolse due sassi a forma di luna piena. Il signor Zebra la guardava dalla finestra della sua camera.

La ragazza di Kontikij bussò forte alla porta del suo amante.

La moglie del ragioniere sobbalzò e si avvicinò allo spioncino.

- Il signor Zebra ti aspetta nella sua stanza. - il ragioniere aveva un occhio che gli pendeva sulla guancia. La donna del coro strinse in mano la pietra e vide la propria espressione terrorizzata riflessa nei frammenti di specchio sparsi sul volto del ragioniere.

Quando la porta si aprì, la ragazza di Kontikij tentò di indietreggiare, poi il coltello del cuoco le si conficcò proprio sopra lo sterno.

Il signor Zebra disse chiaramente che aveva un favore da chiederle. Quel che è giusto è giusto: avrebbe raccolto altre due ragazze del coro e sarebbero andate nella stanza del ragioniere.
- È proprio accanto a quella di mio figlio.

La moglie del cuoco chiuse la porta e lui trascinò il corpo della ragazza di Kontikij nell’angolo est della stanza, abbandonandolo sopra quello del suo amante, il figlio del signor Zebra.

La moglie del ragioniere chiese perché. La donna non smise di cantare e pose le pietre in quella mano fredda.


Il signor Zebra si preparò a scendere per la cena. Per le scale incrociò lo sguardo della moglie del ragioniere. Era fisso e spettrale, le pupille dilatate. Mentre accennava un sorriso, il signor Zebra notò che la donna cantava una nenia a bassissima voce. Senza accorgersene, lasciò cadere il frammento di specchio e proseguì verso la sala da pranzo.

La moglie del cuoco entrò con la prima portata.

Le donne del coro attendevano fuori dalla porta. Raccolte in gruppi di tre, si accarezzavano lente.

Il signor Zebra assaggiò il pasticcio e lo gradì, mentre, nella ghiacciaia, il cuoco bruciava i vestiti e le teste degli amanti. I blocchi di ghiaccio si scioglievano. Il cuoco vi appoggiò la schiena e sudò sale sul proprio sorriso. Il figlio piccolo provò a entrare con la sua palla e il cuoco lanciò un osso contro la porta, chiudendogliela sul naso. Il bambino cacciò un grido acuto e pianse su per le scale.

Il signor Zebra gustò in silenzio un ultimo pezzo, che doveva essere la gamba, e si alzò da tavola.

Il canto delle donne aumentò di volume e la moglie del ragioniere tese le orecchie oltre l’angolo del corridoio.

Le donne smisero di accarezzarsi. Quando il signor Zebra fu nell’anticamera, fece in tempo ad accennare un colpo di tosse, prima che la moglie del ragioniere affondasse il frammento di specchio nel suo stomaco.
Con gli occhi fissi e il respiro calmo, rimase lì davanti, ferma a guardarlo mentre si dissanguava, con le donne del coro che le si stringevano intorno e la nenia che le riempiva le orecchie.
Il figlio del cuoco svenne in un sorriso e la palla rimbalzò giù per le scale, dove il cuoco la prese al volo, asciugandosi il sudore.


Il mazzo di stelle continuava a profumare. E di notte, finalmente, un alito di vento rinfrescò stanze e cortili.

1 Comments:

At 11:12 PM, Anonymous Anonimo said...

Bella fucilata questa, come piacciono a me.

 

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