venerdì, ottobre 28, 2005

SEICENTO

(ecco il dialogo che voleva Matan)


“Salve. Se possibile ne vorrei uno senza colore, ché possa essere ridipinto ogni volta. E grande abbastanza da potercisi vestire.”

“Ne abbiamo uno che corrisponde giusto giusto.”

“Quanto rischia di costare, esattamente?”

“Dipende esattamente da quanto ha intenzione di usarlo.”

“Non ho grandi pretese. Abbastanza per una piccola follia.”

“Già meglio, ma deve essere più preciso. Di che genere di follia si tratterebbe?”

“Niente di che. Piccola, con i contorni semplici, magari qua e là qualche ora ad aspettare, la solitudine – un pizzico! – di quella da in-mezzo-alla-folla.”

“Ssssì. Altro?”

“No, non credo. Il resto, certo, va a discrezione del contesto.”

“Capisco.”

“Allora, se c’è da sborsare molto… sia delicato. Insomma, non è detto che io lo compri. Lei mi dica lentamente il prezzo. Senza esagerare con gli eufemismi, ad ogni modo. Insomma, sia sincero, ecco. Potrei decidere di acquistarne un pezzo alla volta.”

“D’accordo. Mi dica quando si sente pronto..”

“Bene. Sono pronto.”

“Mi ha detto margini semplici, vero? Insomma, il minimo indispensabile.”

“Sì. Allora?”

“Va bene. Seicento.”

“Seicento ore?!”

“Seicento giorni.”

“Ah, mi sembrava. Hm, capisco.”

“È troppo? Lo trova esoso? Guardi che è un ottimo prezzo. Insomma, dopo tutto parliamo di un cuore.”

“Parliamo di seicento giorni!”

“Sì.”

“Seicento giorni senza nient’altro che questo pensiero.”

“No, questo non è esatto, scusi. Non è corretto. In quei seicento giorni è incluso anche il pensiero di quando finalmente avrà quel cuore nuovo.”

“Non capisco.”

“Beh, altrimenti sarebbe come vedere solo la metà vuota del bicchiere. Nel pensiero di non avere un cuore è incluso anche il pensiero di averne uno nuovo.”

“Signore, sono seicento giorni di povertà. Sono molti di più di quelli che hanno causato la rottura del primo cuore rendendo necessario questo acquisto.”

“Seicento giorni di vuoto.”

“Fa lo stesso.”

“No, non fa affatto lo stesso. La povertà è una condizione. Una triste condizione. Il vuoto non è che uno spazio da riempire.”

“Lei è fissato con le metà dei bicchieri, scusi. Comunque questo è un interessante punto di vista.”

“Ecco.”

“Seicento, ha detto, eh?”

“Seicento.”

“Ci penserò su. Tornerò.”

“Molto bene. Tra quanto pensa di tornare?”

“Perché lo vuole sapere?”

“Così, nel caso, lo tengo in caldo.”

“Devo fare un po’ di conti e capire se ho davvero bisogno di un cuore di ricambio. Magari invece qualcuno me lo aggiusta…”

“Allora? Tra quanto la rivedo?”

“Diciamo… seicento giorni.”

Dieciluglio 2005

4 Comments:

At 6:09 PM, Blogger Matan said...

Commenterò poi...
per ora mi limito ad un " :) ".

 
At 6:13 PM, Anonymous Anonimo said...

Quanta amarezza fratellone. Ma quanta speranza. A proposito, sono felice tu abbia trovato un nuovo giacimento di petrolio. "Oro nero" :)
Io aspetto ancora un po' di qua, nell'anticamera; non so se posso permettermelo...e non so nemmeno ancora se ho voglia di comprare.
T'abbrancico.
Mauro.

P.s. sempre viva il maestro Baricco ed il suo "fumo e niente arrosto", come dice qualcuno. Verissimo. Che bel fumo,però.

 
At 7:26 PM, Blogger Silencio said...

Ci vediamo tre porte più in là dal negozio.
Girato l'angolo c'è un bistrot molto intimo.
Offro io, così spendo un po' del ricavato.
L'invito è aperto a tutti.

Se'

p.s. lo so, tutto criptico, ma anche sticazzi

 
At 1:15 PM, Blogger  said...

:')

 

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